Pokémon GO, primi incidenti nel mondo

In Italia e nel resto del mondo non si placano le polemiche su Pokémon GO, l’ultimo giochino sviluppato da Niantic (società controllata da Nintendo).Facile intuirne il motivo. Questa applicazione presuppone che per cercare i Pokémon nascosti gli utenti si spostino per la città e capita in alcuni casi che i mostriciattoli vengano scovati nei luoghi più improbabili o che per poter essere catturati finiscano col causare degli incidenti!

Pokémon in luoghi imbarazzanti


Di recente risulta per esempio che Pickachu, Bulbasaur e altri Pokémon siano stati nascosti tra le lapidi del memoriale dell’Olocausto, ad Auschwitz, e che alcuni utenti, proprio per catturarli, abbiano girovagato nel campo con gli occhi puntati sul telefono. Una scelta a dir poco infelice – per usare un eufemismo –  considerando il luogo. Ma Nintendo non si è scusata né ha lasciato trapelare l’intenzione di “spostare i Pokémon” da un’altra parte.

Incidenti stradali

Ma a causa di questo gioco ci sono stati anche molti incidenti che, in alcuni casi, si sono rivelati anche mortali. Dopo il caso di Salerno dove un ragazzo è uscito fuori strada con la macchina perché guidava mentre cercava i Pokémon;  nelle ultime ore un ragazzino di Giulianova è stato investito per non aver guardato la strada. Immaginate voi dove avesse gli occhi. A Baltimore c’è stato un incredibile incidente di un altro automobilista che, guidando e giocando nello stesso momento, si è andato a schiantare contro un auto della Polizia.

Truffe, rapine e furti in casa

In California due uomini sono precipitati da una scogliera, mentre in Missouri delle baby gang hanno utilizzato una app affiliata a Pokémon GO che ha l’obiettivo di “attrarre” quanti più mostriciattoli nel luogo in cui ci si trova: ne è così risultato che parecchi abitanti di quelle aree abbiano lasciato le abitazioni per catturare i Pokémon, offrendo libero campo d’azione ai criminali che ne hanno approfittato per svaligiare case, rubare armi, auto di lusso e migliaia di dollari in contanti.

Antonio Osso

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