Da tempo Netflix racconta di trovare i film migliori per ogni utente, seguendo i gusti, ascoltando gli interessi: il problema è che per farlo ha spiato anche le nostre chat per anni. Vengono fuori tutti i dati degli accordi con i social.
La piattaforma di streaming più apprezzata al mondo nascondeva un dettaglio importante sul suo algoritmo: era stato allenato a comprendere i gusti e gli interessi delle persone anche grazie a un meccanismo del tutto illegale, visto che non regolamentato alla luce del Sole, i cui dati sono venuti fuori solamente adesso, dopo anni dall’avvio dei patti.
Facendo un passo indietro, siamo tutti a conoscenza del fatto che Netflix riesce a comprendere i gusti del proprio utente osservando tutte le azioni che compie sulla piattaforma: dall’inserimento di film nella propria lista, fino poi alla scelta di categorie di film rispetto ad altre, oppure lungometraggi lasciati a metà e mai finiti. A tutto ciò, la piattaforma aggiunge la possibilità di lasciare feedback sul film o sulla serie tv scelti: pollice in giù se non è piaciuto, pollice in su se è piaciuto e due pollici in su se si è trattata di una scelta ad hoc.
Netflix nonostante le difficoltà degli ultimi anni continua a cavarsela rimanendo comunque leader nel settore dello streaming: viene ancora preferito rispetto alle altre piattaforme che si sono aggiunte nel tempo; ma probabilmente tutto ciò anche perché i clienti non hanno mai saputo degli accordi segreti, i patti firmati con Meta per ricevere sottobanco i dati delle conversazioni private in modo da poter tirar fuori intere montagne di dati in merito al settore cinema e ai relativi gusti degli utenti.
Secondo i documenti emersi in una causa antitrust intentata contro Meta, il social avrebbe concesso diversi privilegi a Netflix, già a partire dal 2011. Tra questi, riporta CNC Media, quello di avere accesso ai messaggi privati degli utenti di Facebook, utilizzati poi dal servizio streaming per fini commerciali. In cambio di questo privilegio, Netflix da parte sua avrebbe incrementato la sua spesa pubblicitaria sui social dell’azienda, alzandola a 150 milioni di dollari all’anno, salita poi a 200 milioni nel 2019.
Inoltre, il 2011 è stato anche l’anno in cui il cofondatore di Netflix, Reed Hastings è entrato nel consiglio d’amministrazione di Facebook: questo dato ha lasciato ancora di più intendere il perché del feeling tra le due società. Sempre da quanto riporta CNC Media, l’accordo firmato si chiamerebbe Inbox API che ha permesso a Netflix l’accesso alle chat private della piattaforma social per la raccolta di dati.