Le case di sviluppo meno attrezzate soffrono il periodo: Moon Studios tenta il tutto per tutto, ma se dovesse andare male rischierebbe grosso.
Il mercato videoludico è composto da un universo costellato di titoli. Esattamente come in un grande spazio cosmico, questi videogiochi vengono partoriti da case di sviluppo più o meno grandi con obiettivi e peculiarità diverse. Uno dei rischi vero i quali si sta andando incontro in questi ultimi tempi è quello dell’omologazione. Spesso e volentieri, infatti, i risultati guidati dal marketing rischiano di porre in evidenza alcune caratteristiche preponderanti che possiamo ritrovare in molti titoli.
Certo, c’è da fare alcune distinzioni. Alcune case di sviluppo puntano a una diffusione più capillare dei propri prodotti, realizzando giochi che possono essere alla portata del grande pubblico. Sebbene non valga sempre la dicotomia qualità – quantità, ci sono altre aziende che invece mostrano una cura peculiare per il dettaglio e per l’elemento artistico. Sono queste le case di sviluppo che puntano a un mercato “di nicchia“, in grado spesso di creare piccoli gioielli apprezzatissimi da critica e giocatori. In un contesto macroeconomico di sofferenza, però, tutto spinge a creare videogiochi che arrivino al punto di break-even il prima possibile.
D’altronde questo è uno dei motivi per cui spesso e volentieri le aziende che hanno come proprio core business la creazione di videogiochi si associano a brand e franchise famosi per aumentare l’impatto sensazionalistico derivato dalla popolarità del marchio. In questo contesto, altre case come Moon Studios, giovane società austriaca fondata a Vienna nel 2010, hanno preso strade diverse. Questa casa di sviluppo è l’azienda che ha portato al pubblico un titolo apprezzatissimo come Ori and the Blind Forest, seguito da Ori and the Will of the Wisps.
A parlare è Thomas Maler, capo e fondatore di Moon Studios, il quale ha sfidato apertamente due titoli importanti come Path of Exile e Diablo. Il prossimo videogioco sviluppato dalla società, dice Maler, sarà rivoluzionario. In base a come questo sarà recepito dal pubblico, questa mossa potrebbe rappresentare un vero e proprio crack oppure un segnale che Moon Studios si dissolverà lentamente, arrivando a chiudere i battenti. Per i più nostalgici, sottolineiamo che tra i videogiochi nati in un contesto simile c’è Final Fantasy, ultima speranza di Square Enix. Come andrà? Lo scopriremo solo giocando.