L’allunaggio del 2024 si fa sempre più vicino, la spedizione epocale della Nasa non può incorrere in errori: l’allenamento è iniziato e vede prove estreme
La NASA ha annunciato ormai da tempo le proprie intenzioni in merito alla spedizione dell’equipaggio sulla Luna. A cinquant’anni dall’ultima volta, la NASA si appresta a fare ritorno sulla Luna, con una spedizione a due step. Il 24 dicembre 2023, il Peregrine Lunar Lander partirà per il satellite terrestre con a bordo 21 carichi utili.
Tra gli strumenti anche il Neutron Spectrometer System, per rilevare tracce di ghiaccio d’acqua e il Linear Energy Transfer Spectrometer, per raccogliere informazioni sulla radioattività lunare. Questa spedizione sarà il preambolo a quella vera e propria che avverrà invece a fine 2024, quando un intero equipaggio di astronavi tornerà sulla Luna dopo 50 anni. Si stanno infatti già sperimentando dei nuovi sistemi per questo volo di 10 giorni.
Per la prima volta, ad esempio sia il razzo SLS che la navicella Orion avranno a bordo degli astronauti. Tutto ciò ovviamente genera anche perplessità su possibili situazioni rischiose che si andranno a creare, non tanto durante il lancio, ma più durante l’atterraggio di ritorno nell’oceano.
Al fine di non trovarsi impreparati dinanzi a eventualità drammatiche, già da queste settimane sono iniziati gli allenamenti serrati per l’equipaggio: la Nasa sta ricreando le situazioni di emergenza con sofisticati strumenti, in modo da preparare gli astronauti a reagire alle situazioni più estreme.
La missione Artemis II avrà inizio intorno al novembre del 2024. Come detto, durerà un totale di dieci giorni, e a bordo ci saranno quattro astronauti: Reid Wiseman (Comandante), Victor Glover (Pilota), Christina Koch (Mission Specialist), Jeremy Hansen (Mission Specialist).
Artemis II potrebbe essere definito un ‘viaggio test’ verso la Luna. L’idea della NASA è quella di assicurare che, dopo il viaggio sul lato estremo del satellite, Orion possa essere tirato indietro in maniera naturale dalla gravità terrestre, per un “ritorno libero”. Tutto ciò potrebbe creare scenari pericolosi perché come sappiamo la difficoltà dello sbarco sulla Luna non è il viaggio d’andata del razzo, piuttosto il ritorno, considerando l’assenza di gravità e la differente composizione atmosferica del satellite.
Se questa spedizione test dovesse concludersi positivamente (così come la Nasa sta quasi dando per scontato, mettendoci l’impegno di 50 anni di studi), partirà una nuova spedizione più approfondita, Artemis III, che durerà più tempo e darà modo al prossimo equipaggio di esplorare ancora di più la superficie Lunare.