I giochi delle case software più famose sono conosciuti anche per la qualità grafica incredibile che portano al loro seguito. Basti pensare al salto evolutivo fatto su praticamente qualsiasi titolo, dalla prima PlayStation uscita fino ad arrivare all’attuale PlayStation 5, ed il discorso vale anche per i titoli Xbox e le altre console più conosciute, senza escludere i PC.
Al giorno d’oggi, la maggior parte degli utenti osserva tra le prime caratteristiche di un gioco proprio la grafica. Se questa non è soddisfacente, perfetta o in linea con gli standard attuali, difficilmente alcuni potrebbero prenderlo in considerazione. Dall’altra parte, però, c’è anche chi mette la storyline ed il gameplay al primo posto.
C’è poco da fare, se un gioco non attira la nostra attenzione graficamente, è abbastanza difficile continuare a giocarlo. Un discorso similare, ad esempio, si potrebbe fare per gli anime: per quanto una serie possa essere bella, profonda o appassionante, se lo stile di disegno non è di nostro gradimento, difficilmente riusciremo a finirla. Dovrebbe esserci di base una storia talmente coinvolgente da far passare l’occhio in seconda posizione.
Un discorso simile si può applicare anche ai videogiochi. Il fatto che un titolo non abbia un’accattivante grafica realistica non significa necessariamente che non sia un bel gioco. Per arrivare al concetto, però, bisogna scavare un po’ più in profondità. Innanzitutto, non bisognerebbe semplificare pensando che una grafica realistica sia migliore, ma bisognerebbe considerare lo stile artistico di un gioco. Tanti indie, ad esempio, presentano un disegno particolare, che esula dal fotorealismo di giochi come Final Fantasy, Dark Souls o tantissimi altri giochi sviluppati in Unreal Engine 5.
Quando si inizia un nuovo titolo con una grafica differente da quella a cui siamo abituati di solito, dovremmo poter leggere tra le righe il messaggio che il team di sviluppo vorrebbe trasmettere. Spesso stili reputati “blandi” oppure “poco curati” sono creati appositamente per trasmettere determinate sensazioni che, altrimenti, non potremmo cogliere con uno stile realistico.
La grafica non è l’unico elemento valutabile di un gioco, ma questo lo sapevamo già. Se pensate più profondamente, però, vi renderete conto che, in ogni gioco, lo stile grafico viene abbracciato da tantissimi altri elementi, tra cui anche la colonna sonora. Determinate musiche, su uno stile più cartoonesco, potrebbero essere perfette. Le stesse, inserite in un gioco con una componente grafica più simile alla realtà, potrebbero risultare fuori luogo. Immaginate, ad esempio, un Final Fantasy X ma in stile cartoon: alcune scene sicuramente non potrebbero trasmettervi la stessa tristezza ed angoscia che provano i personaggi, la profondità delle loro storie e la complessità della lore. Lo stesso discorso può essere applicato a parti inverse.
Terminiamo, quindi, dicendo che la grafica è importante, ma bisogna saperla applicare coerentemente al tipo di videogioco che si vuole sviluppare. E bisognerebbe valutare ogni gioco nel complesso, analizzandone ogni sua parte per capire se lo stile grafico è in armonia con tutto il resto, perché alla base di tutto non ci sono dei pixel, ma la sintonia nell’unione di diversi elementi.