Crescono i casi di demenza senile, ma una nuova ricerca ha studiato la riuscita di un apparecchio tecnologico nel rallentamento dello sviluppo della malattia: i dati sono sorprendenti
La demenza senile, così come anche l’Alzheimer, sono patologie in continua crescita nel nostro Paese. Questo aumento esponenziale dei casi da una parte si attribuisce all’allungamento medio della vita che pone la società di fronte a patologie che precedentemente non avevano il tempo di svilupparsi, dall’altra segna anche il cambiamento e l’evoluzione delle malattie del secolo. Diversi studi hanno dimostrato una reale correlazione tra disturbi intestinali e Alzheimer.
A quanto pare, le persone che hanno avuto durante la vita più disturbi intestinali, quali ad esempio disbiosi, sono anche quelle che incontreranno prima nel percorso di vita problemi neurodegenerativi. Il collegamento intestino-cervello è studiato ormai da secoli, e nel tempo si approfondisce sempre di più questo particolare connubio che lega i due organi e li rende l’uno strettamente dipendente dall’altro, tanto da definire l’intestino come secondo cervello.
Oltre alla questione legata al legame tra i due organi, alcune ultime ricerche concluse in Danimarca hanno invece dimostrato come una stretta correlazione tra perdita di udito e demenza senile possa iniziare a risultare un campanello d’allarme da analizzare per anticipare il progredire della malattia prima del pieno sviluppo attraverso l’utilizzo di alcuni semplici strumenti tecnologici.
Lo studio è stato pubblicato sulla rivista di settore Jama Otolaryngology – Head & Neck Surgery, e ha dimostrato che un semplice strumento come un apparecchio acustico sia in grado di rallentare o evitare lo sviluppo di demenza senile. Da qualche anno infatti si indagava sulla correlazione tra difficoltà uditive nelle persone anziane e sviluppo di demenza.
Lo studio ha ipotizzato che una perdita graduale dell’udito possa rappresentare un vero e proprio fattore di rischio per lo sviluppo della patologia. Il team di ricerca danese ha così attinto da un enorme database con dati sull’udito di persone con età pari o superiore ai 50 anni. I risultati sugli studi sono decisamente incoraggianti. I ricercatori hanno infatti scoperto che le persone anziane con perdita dell’udito graduale che non utilizzavano un apparecchio acustico avevano fino al 20% in più di probabilità di sviluppare demenza rispetto alle persone senza perdita di udito.
Coloro che utilizzavano l’apparecchio avevano solo un 6% di possibilità di sviluppare demenza, una probabilità quasi pari a quella che ha una persona senza perdita d’udito. Tutto ciò sembra quindi suggerire che intraprendere l’utilizzo di un apparecchio acustico riduca di una buona percentuale la probabilità di incappare in problemi di demenza nel lungo termine. Al momento non ci sono inferenze di tipo causale ma è importante adesso partire da questo studio per ulteriori ricerche a riguardo.