La diffusione delle fake news è aumentata da quando tante aziende, ma anche tanti privati, si appellano ai testi delle AI: imparare i segnali è importante per riconoscere questi testi
Con l’espansione sempre più importante dei ChatBot che producono testi e immagini senza minimo sforzo, si è assistito anche a un aumento esponenziale di fake news che possono riguardare appunto interi testi, oppure anche semplicemente immagini (a volte, queste ultime si rivelano anche più pericolose dei testi).
Anche gli esperti del web potrebbero far fatica nell’identificare testi, e in generale prodotti, che provengono dalle AI, è per questo che è importante capire come accorgersene per salvaguardare se stessi da notizie potenzialmente pericolose, con dati o fonti errate.
L’errore è presente anche nei contenuti prodotti dall’uomo, perché su qualsiasi fonte c’è sempre un piccolo margine d’errore, ma quando si tratta di testi prodotti da Chatbot il problema si amplifica perché nonostante i lunghi addestramenti di queste intelligenze, rimane il fatto che non riescano ad essere precisi ad ogni richiesta, soprattutto per quanto riguarda dati storici opinabili, oppure elementi di attualità che magari non sono stati ancora assimilati interamente dal chatbot.
Un testo con errori al suo interno può avere un’ampia risonanza sul web, facendo danni a chi lo legge, ma allora come tutelarsi dai testi AI? Esistono alcuni segnali da poter notare per rendersi conto di questo tipo di scrittura. Molti si chiedono come riconoscere un testo generato da un Chatbot da uno prodotto da uno scrittore umano: una “ricetta” sempre valida non c’è ancora, ma alcuni segnali giungono in nostro aiuto.
Il primo è l’autorevolezza della fonte e dell’autore. Se ad esempio nella vostra ricerca vi imbattete in una pagina web di un sito sconosciuto e, magari, quest’ultima non riporta nemmeno il nome dell’autore del pezzo, è possibile che esso sia stato generato dall’IA. Se invece un articolo arriva da un portale autorevole e presenta la firma di un autore è possibile ipotizzare che il testo sia stato scritto (o almeno rivisto) da una persona in carne ed ossa. Se poi si vuole fare una ricerca ancora più approfondita, si potrebbe ricercare nome e cognome sui social, per vedere se il profilo della persona è presente e per accertarsi che sia una figura che corrisponda con l’autore.
Se poi si vuole andare ancora più sul sicuro, sul web esistono tanti “Detection Engine”. capaci di analizzare pagine web e testi per verificare che essi non siano stati scritti dall’IA. Tra gli esempi più importanti abbiamo CopyLeaks, GPTZero e Scribbr. In questi casi non c’è mai la certezza perché anche gli stessi programmi non sono perfetti e non sempre riescono ad accorgersi di una penna non umana, ma sicuramente con il tempo diventeranno sempre più precisi.
Infine c’è il fattore umano. Per il momento, l’IA non scrive come gli esseri umani. Il tipo di scrittura lineare come un referto medico, senza emotività, opinione, satira, ironia e via discorrendo è molto più semplice da riconoscere, soprattutto se si è lettori.