Il mercato dei videogame sta attraversando un periodo di profondo rinnovamento e, per quanto i numeri assoluti in termini di fatturato siano in aumento, alcune campanelli d’allarme andrebbero considerati.
Certo non si prospetta una crisi come negli anni ‘80, anche perché il mercato videoludico genera un giro d’affari ormai impressionante, però alcune dinamiche preoccupanti stanno emergendo.
Spiccano, tra tutte, il generalizzato overwork degli sviluppatori e l’immensità di prodotti immessi continuamente sul mercato.
Gli sviluppatori sono arrivati a lavorare in condizioni veramente critiche, con turni di lavoro 7 su 7 per rispettare le scadenze; il turnover è elevatissimo, così come i livelli di stress.
Il problema, secondo gli esperti, è che il mondo delle software house non è più in mano a geni creativi, come nel passato, ma a “colletti bianchi” che ragionano in termini aziendali.
L’obiettivo dovrebbe essere un equilibrio tra queste due figure, per poter restituire agli appassionati il fascino delle produzioni di un tempo.
Al giorno d’oggi, spesso, si assiste a una commercializzazione “clone” di titoli che funzionano e questo meccanismo rischia di ledere la vena innovativa, che dovrebbe caratterizzare una forma d’arte quale il videogioco è.
Come detto, oltre alla difficoltà di creare un ambiente lavorativo sano e durevole, c’è anche la forte propensione al ragionamento aziendale.
I titoli vengono continuamente immessi sul mercato e senza distinzione alcuna, rendendo sempre più difficile per gli sviluppatori indipendenti emergere.
Probabilmente siamo di fronte a un periodo di transizione, favorito anche dall’ingresso nel mercato di nuove modalità di fruizione, come il cloud.
Bisognerà vedere se, con lo streaming videoludico, si riuscirà a puntare maggiormente sulla qualità dei titoli a discapito della semplice quantità.
È sicuramente una sfida che i big player del settore, Google, Sony, Microsoft ed Apple, si troveranno ad affrontare.
I consumatori, ormai, sono frastornati dalla troppa possibilità offerta e stanno iniziando a rivolgersi a servizi che possano riportarli a una dimensione più umana e ragionevole, con campi di scelta ben specifici e delimitati.
Un periodo veramente critico che, probabilmente, vedrà nascere nuove modalità e realtà per continuare ad alimentare una comunità, come quella dei gamer, sempre più in espansione.