Applicazioni smartphone e droga: la tecnologia diventa un alleato dello spaccio | Così sono stati beccati a utilizzare l’app
È stata scoperta l’app utilizzata per lo spaccio di droghe: veniva usata come quelle attraverso le quali si ordina il cibo a casa, le forze dell’ordine sono intervenute
“È come ordinare una pizza su Glovo”, queste le dichiarazioni arrivate dopo l’operazione che ha scoperto l’utilizzo improprio di un’app per smartphone, nata con le stesse funzionalità delle app per ordinare da mangiare a domicilio, ma che veniva scaricata con l’intenzione di ordinare droga. A quanto pare una mancanza di controllo ha fatto sì che le persone riuscissero a mettere su un’intera organizzazione divisa in più ruoli, che portava avanti l’enorme business degli spacciatori in città.
L’app è stata scoperta dalle forze dell’ordine dopo che è stata bloccata una ragazza che trasportava 28 grammi di marijuana con sé nella Capitale: faceva parte del team che lavorava per l’organizzazione. Apri l’app, selezioni il prodotto, paghi e arriva a domicilio, lo stesso concetto delle app più famose utilizzate in tutta Italia.
L’assurdità del progetto sta nel fatto che lo spaccio è stato trattato come un’operazione da poter fare alla luce del sole, con un vasto catalogo dal quale si può scegliere la droga che si preferisce, leggendone le caratteristiche, inserirla nell’ordine e poi aspettare che una persona del team spaccio venga a portarla a destinazione. Si può scegliere tra marijuana, hashish, cocaina, allucinogeni: una lunga lista che ha lasciato allibite le forze dell’ordine.
La tecnologia più sicura e rispettosa della privacy diventa il principale alleato della malavita: le applicazioni smartphone per lo spaccio
Le droghe venivano descritte attraverso parole in codice ed emoji, ma anche messaggi a scomparsa e codici QR: una volta confermato l’ordine, il bottino veniva spedito con ‘rider’, che si mettevano d’accordo su queste app di messaggistica con crittografia end-to-end, ovvero conversazioni alle quali non potevano accedere terzi. I rider venivano assunti come ultimo anello di questo spaccio smart attraverso app.
Le forze dell’ordine analizzando il cellulare della ragazza fermata per spaccio sono riuscire a risalire all’app chiamata Session, utilizzata proprio per l’organizzazione del traffico delle consegne. L’app di messaggistica in realtà è nata del 2020, ma nell’ultimo periodo è diventata sempre più utilizzata per i traffici illeciti.
I carabinieri hanno spiegato che risulta difficile anche per loro risalire a chi c’è dietro l’organizzazione di queste piattaforme per via dell’utilizzo della crittografia sui messaggi che rende impossibile l’accesso a chiunque. Si tratta quindi di uno di quei casi in cui la privacy e la sicurezza legata alle nuove tecnologie diventa invece il principale nemico della sicurezza: è questo il rischio dell’evoluzione tecnologica e purtroppo ne siamo tutti consapevoli.